sabato 28 aprile 2007

Violenza



"Come possiamo spiegare la violenza che domina e avvelena tutta la società, la famiglia, i singoli? I motivi sono diversi e le spinte verso il ricorso ad essa sono egualmente svariati: motivi di interesse economico, di interesse politico, e così via. Una sola spiegazione appare però certa e fondamentale: lo scarso valore dato alla vita e all'esistenza dell'uomo che affonda le sue radici in quella concezione che vede l'uomo, padrone del mondo, al centro dell'universo, capace di disporre la realtà esterna a proprio piacimento. Questa concezione ha portato gli uomini a chiudersi in se stessi, a ripiegarsi alla vita e alla società; poi hanno cercato di dare alla loro esistenza un significato concreto, pragmatico: agire per ribaltare tutto quanto la società aveva costruito fino allora nell'ambito della morale, del diritto, delle regole di condotta in genere. Il bisogno di uscire fuori dai parametri sociali comuni, di evadere a qualunque costo, ha portato all'uso della droga, alla violenza come mezzo di evasione e di ribellione ai quadri sociali esistenti, alla necessità del facile guadagno, al disprezzo per la vita. Questo clima ha arrecato un affievolimento persino dei vincoli familiari, alla violenza contro tutti e anche contro se stessi. Ecco che nascono dei mostri come i due ragazzini di Novi Ligure, un caso molto discusso e non ancora del tutto risolto."



Ho trovato questa frase, molto semplice, sulla violenza generale negli stati mondiali, penso sia molto sciapa anche se veritiera, quindi mi piacerebbe avere dei commenti, cosa che vi sta difficile ma fate uno sforzo su. ;)

martedì 24 aprile 2007

Calcio Malato

Ci eravamo solamente illusi. Pensavamo fosse finalmente saltato il sistema di potere ed arroganza che ha gestito e portato sull'orlo del baratro il calcio italiano. Invece è ancora integro e, da ieri, complice la sentenza della CAF, più forte e spavaldo di prima. Oggi ci dobbiamo ricredere: tutto quello che abbiamo letto e sentito negli ultimi mesi non era vero.

Le intercettazioni che inchiodavano alcuni dei principali responsabili della crisi del calcio in Italia non sono mai esistite; gli azzeccagarbugli di turno hanno trasformato le accuse di illecito sportivo per molte persone e per tutte le società coinvolte - tranne la Juventus che era la meno difendibile - in innocenti marachelle frutto di ingenuità più che di malafede e passibili al limite di piccole penalizzazioni o di pubbliche ammende come è accaduto nel caso di Carraro!D'altronde, è comprensibile: era emerso un sistema truccato e malato fatto di favori, pressioni ed illeciti e, per estirparlo, bisognava cominciare a fare pagare qualcuno. Ma in Italia gli interessi di parte e di partito sono da sempre più forti e radicati di quelli collettivi, ed è per questo che anche il politico, l'imprenditore, il sindaco o il tifoso animato dai più nobili pensieri ed ideali, quando è toccato nel suo comincia a vacillare e difende a testa bassa il proprio orticello.

Che fare? Per ora vincono lo sdegno e la rabbia perché siamo certi che questa sentenza rappresenta la pietra tombale su quel calcio romantico e pulito per cui noi ci siamo battuti e che continuiamo a sognare…

mercoledì 18 aprile 2007

G8 2007 - Rostock


Intervenire, accerchiare, bloccare: il movimento contro il G8 2007 trova la sua lingua pratica. La data c'è: il vertice G8 2007 in Germania avrà luogo l'8 giugno 2007 e proseguirà fino a domenica 10. Dunque i capi di stato e di governo delle 7 nazioni economicamente principali, più la Russia, raccolti a Heiligendamm (presso Rostock) sulla costa est nel Meclimburgo, torneranno a nominarsi "guida del mondo".

La Conferenza preparativa di Rostock nel marzo scorso, alla quale hanno preso parte 300 attivisti, ha fissato le prime cornici ci saranno: un Controcongresso, uno o più eventi culturali, una giornata dedicata alla migrazione. E' stato pianificato un campeggio per 10.000 attivisti provenienti da tutto il mondo. Gli obiettivi politici caratterizzanti sono: manifestazione di massa in cui si vuole essere in 100.000 e il 'giorno dell'azione', dei blocchi massificati, nelle giornate del vertice. Questi blocchi devono diventare un simbolo della delegittimazione forte del G8, il punto visibile, che non annuncia soltanto la protesta, al contrario, esso è decisivo per prendere nelle proprie mani il relativo destino, per urlare al G8: dovete sparire! Ma affinché i blocchi sortiscano questo effetto devono essere rispettate due condizioni: per prima, molte persone devono prendere parte, più che solitamente, alle azioni della disobbedienza sociale, anche i gruppi della sinistra radicale devono aprirsi e sviluppare un'idea dei blocchi di massa ai quali possano prendere parte tante persone di diverse esperienze di lotta. E, seconda, i blocchi non possono proprio essere simbolici, ma devono rappresentare il tentativo serio e decisivo di tagliar fuori il vertice G8 dalla sua infrastruttura. Affinché la visione di giornate di resistenza forti nel 2007 diventi realtà, c'è ancora tanto da fare.

sabato 14 aprile 2007

Stato e Capitalismo


Il governo della "Nuova Democrazia" sta proseguendo esattamente la stessa politica dei predecessori pseudo-socialisti del PASOK nei confronti delle università e del terzo livello di istruzione, producendo leggi che:

Intensificano gli studi con la restrizione delle materie nei piani di studio e con l'espulsione degli studenti che non riescono a prendersi la laurea nel tempo prestabilito per legge;
Legalizzano la costituzione di università private;
Stabiliscono la subordinazione delle università agli interesse delle imprese multinazionali;
Valutano il personale universitario (lettori, tutors, ecc.) sulla base di criteri e preferenze politici e partitici;
Spezzettano le lauree creando facoltà specialistiche, attaccando allo stesso tempo i diritti acquisiti dai lavoratori;
Costringono i giovani in un processo di formazione senza fine incentivando la competizione;


Creano le condizioni per il ridimensionamento del sindacalismo studentesco, inglobando gli studenti nel sistema capitalistico come macchine e non come individui pensanti ed istruiti.


Si tratta di un processo di adattamento alle direttive europee, connesso all'attacco contro il diritti dei lavoratori, all'aumento del tempo di lavoro, alla riduzione delle retribuzioni e delle pensioni, alla libertà di licenziamento per i padroni. Lo Stato ed il Capitale hanno dato via a questo attacco per incrementare il loro potere ed i profitti. Gli studenti universitari vengono così immersi nell'incertezza, venendo meno il valore dei loro studi in "buone" università a fronte di una "buona" riconversione del loro futuro.


Le autorità non scherzano e lo vediamo nell'arroganza dei ministri e dei loro alleati nel mentre spingono per la proletarizzazione di sempre più ampi settori della popolazione. Contemporaneamente, con l'aiuto di impiegati del governo all'interno del sindacati di stato e con il sindacalismo corporativo, gli sfruttati vengono divisi e suddivisi, per impedire qualsiasi solidarietà di classe in gradi di opporsi a questa situazione.

"Mi piacerebbe avere un commento, anche piccolo e sintetico, su questa argomentazione che è ampiamente reale purtroppo."

lunedì 9 aprile 2007

La guerra e il petrolio


Le guerre imperiali nell'antichità miravano alla conquista degli schiavi. Oggi, scrive Jeremy Rifkin, "l'americano medio dispone ogni giorno di una quantità di energia che potrebbe essere prodotta da 58 schiavi".
Benito Li Vigni, nel suo libro "Le guerre del petrolio" (Editori Riuniti, 2004), ha svelato i retroscena di molte guerre, fra cui quella in Irak del 2003.
Ecco quindi dieci cose da sapere assolutamente sul petrolio per comprendere le guerre del presente e quelle che verranno.

1) Le riserve petrolifere americane si stanno prosciugando. Tra il 1973 e il 1981 le trivellazioni esplorative nel territorio Usa sono più che triplicate (passando da 28 mila a 90 mila) ma la produzione di greggio è diminuita del 25%. Gli studi della US Geological Survey dicono che il "picco" del petrolio americano sarebbe già stato raggiunto nel 1962 e da allora è cominciato il declino.
2) Il costo di estrazione di un barile di petrolio negli Usa è di 10-20 dollari a barile mentre quello in Iraq è di 1-1,5 dollari a barile (guerriglia permettendo). In scenari in cui (come è accaduto nell'aprile-maggio 2003) il prezzo del greggio scendesse sotto i 23-24 dollari a barile, una parte dei pozzi petroliferi degli Stati Uniti arriverebbe al limite della convenienza.
3) Oggi gli Stati Uniti producono appena il 40% del petrolio che consumano e sono fortemente dipendenti dalle importazioni.
4) L'andamento globale dell'estrazione del petrolio segue un grafico simile ad una "curva a campana" il cui "picco" sarebbe stato raggiunto già quest'anno. Altri esperti prevedono un picco il 2010. I più ottimisti collocano il picco nel 2037. Dopo di che l'estrazione diminuirebbe e i prezzi aumenterebbero senza più freni.
5) La "guerra preventiva" ha come vero oggetto la conquista "preventiva" delle riserve petrolifere prima che si giunga al "picco".
6) In Iraq vi è l'11% delle riserve di petrolio: seconda nazione dopo l'Arabia Saudita. Ma il sottosuolo iracheno è meno sfruttato di quello saudita. L'Iraq potrebbe in futuro pompare il 30% del petrolio mondiale.
7) La Cina sta entrando nel mercato petrolifero mondiale chiedendo sempre più risorse e questo porta in alto i prezzi di tutte le materie prime, compreso il petrolio.
8) Le future tensioni internazionali (e forse militari) potrebbero contrapporre Usa e Cina per l'accaparramento del petrolio sul mercato globale; e gli Usa tireranno fuori la questione dei "diritti umani" oggi taciuta.
9) I soldati italiani sono stati a suo tempo collocati nei pressi di un giacimento petrolifero che può assicurare l'autonomia energetica nazionale per circa dieci anni; questo posto si chiama Nassiriya. Nessuna televisione ha mai inquadrato la raffineria di Nassiriya che sorge a poca distanza dall'accampamento italiano.
10) L'ottimismo sul "petrolio infinito" è gonfiato da conti manipolati al fine di non deprimere l'ottimismo degli azionisti, un po' come è accaduto per i bilanci aziendali di varie multinazionali Usa, spiega Jeremy Rifkin.


Si prevede una guerra davvero infinita se i "signori del petrolio" continueranno, assieme ai "signori delle armi", ad avere l'attuale peso politico nel governo Usa e se il modello economico statunitense non verrà profondamente ripensato in termini di consumi energetici.
L'americano medio - se vorrà la pace - non potrà disporre ogni giorno dell'equivalente energetico di 58 schiavi.

Benvenuti


Eccoci qua... su questo bel blog creato da me medesimo in un disperato momento di nullafacenza.


Questo ed altro quando uno è disoccupato e malcontento della società... a proposito voi cosa ne pensate di questa bell'Italia in cui "viviamo"?