domenica 23 marzo 2008

Tibet Libero

« Il bramino Dona vide il Buddha seduto sotto un albero e fu tanto colpito dall'aura consapevole e serena che emanava, nonché dallo splendore del suo aspetto, che gli chiese:
– Sei per caso un dio?
– No, brâhmana, non sono un dio.
– Allora sei un angelo?
– No davvero, brâhmana.
– Allora sei uno spirito?
– No, non sono uno spirito.
– E allora, che cosa sei?
– Io sono sveglio.
»

(Anguttara Nikaya)



Dal 13 marzo 2008 in Tibet sta divampando una forte protesta contro la politica del governo centrale cinese; numerosi monaci sono stati arrestati. Il governo cinese ha accusato il Dalai Lama di fomentare gli scontri che stanno divampando in tutto il paese. Secondo fonti tibetane in esilio i morti dovuti agli scontri durante le proteste sarebbero più di 100. Il 16 marzo il governo di Pechino ha oscurato YouTube ed ha espulso dal Paese la stampa estera e i turisti stranieri venendo così accusato di voler nascondere alla popolazione cinese la cruenta situazione in corso in Tibet. Intanto in Europa divampa la protesta. Sempre il 16 marzo, a L'Aia in Olanda, è stata assaltata l'ambasciata cinese. I manifestanti chiedono la liberazione del Tibet e il boicottaggio della XXIX Olimpiade che si svolgeranno proprio in Cina. Alle 24 del 17 marzo 2008, è scaduto l'ultimatum del Governo Cinese ai manifestanti di consegnarsi alla polizia. Mentre il Governo Tibetano in Esilio parla di centinaia di vittime, il Governo Cinese, dichiara che i morti durante gli scontri sarebbero stati complessivamente 13.[2]

Il 18 marzo 2008 il premier cinese Wen Jiabao ha accusato il Dalai Lama di orchestrare la rivolta in cui dozzine di persone potrebbero essere morte, aggiungendo che i suoi seguaci stanno tentando di "incitare il boicottaggio" dei Giochi olimpici di Pechino del prossimo agosto.

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