mercoledì 27 febbraio 2008

METODO LEGALE PER SABOTARE LE ELEZIONI


Se votate scheda bianca o nulla perchè non vi sentite rappresentati da nessun partito, in realtà, favorirete il partito con più voti.

Infatti (vedere REGOLAMENTI PER IL CALCOLO DEL PREMIO DI MAGGIORANZA) anche i voti bianchi o nulli entrano nel calcolo del premio di maggioranza, favorendo chi ha preso più voti.

SE PROPRIO VOLETE ANDARE A VOTARE, ESISTE UN’ARMA LEGALE CONTRO QUESTA LEGGE INDECENTE E ANTIDEMOCRATICA!

Di seguito i riferimenti legali.
Tutto si basa su un uso “puntiglioso” della legge:

Testo Unico delle Leggi Elettorali
D.P.R. 30 marzo 1957, n. 361 - Art. 104 - Par. 5


Illustro nei dettagli il sistema da usare:
1) ANDARE A VOTARE, PRESENTARSI CON I DOCUMENTI + TESSERA ELETTORALE E FARSI VIDIMARE LA SCHEDA
2) ESERCITARE IL DIRITTO DI RIFIUTARE LA SCHEDA (DOPO VIDIMATA), dicendo: “Rifiuto la scheda per protesta, e chiedo che sia verbalizzato”
3) PRETENDERE CHE VENGA VERBALIZZATO IL RIFIUTO DELLA SCHEDA
4) ESERCITARE IL PROPRIO DIRITTO METTERE A VERBALE UN COMMENTO CHE GIUSTIFICHI IL RIFIUTO (ad esempio “Nessuno dei politici inseriti nelle liste mi rappresenta”)
5) Il segretario dell’Ufficio elettorale che rifiuta di inserire nel processo verbale o
di allegarvi proteste o reclami di elettori è punito con la reclusione da sei mesi a
tre anni e con la multa sino a lire 4.000.000.


COSI FACENDO NON VOTERETE, ED EVITERETE CHE IL VOTO NULLO O BIANCO SIA CONTEGGIATO COME QUOTA PREMIO PER IL PARTITO CON PIU’ VOTI



E' mia idea che il voto oramai sia diventato inutile, più un obbligo che un dovere, e non meritevole di essere espresso. Quindi appoggio in pieno Fiorello che lo ha fatto in diretta TV... "NON VOTARE E' L'UNICO MEZZO PER FARE CAPIRE IL NOSTRO MALCONTENTO".


.

venerdì 15 febbraio 2008

Progetto Comunità Autonome


L’hanno chiamata piccola, grande Italia: è quella dei comuni minori, degli antichi centri che contano ormai poche centinaia di abitanti, dei borghi in via d’estinzione. E’ l’Italia, forse sconosciuta, che rischia di sparire, con tutta la ricchezza di storia e tradizioni che costituisce probabilmente uno dei sostrati principali della cultura del nostro Paese. Non solo Rocca Calascio, ma una lista di piccoli paesi che sembrano destinati a un declino inevitabile. Qualcosa, però, si sta cominciando a fare.

Secondo il 14° censimento italiano (dati provvisori), sono 5838 i comuni considerati piccoli, vale a dire con meno di 5000 abitanti. In totale, rappresentano ben il 72,1% dei comuni del nostro Paese. Non tutti, ovviamente, corrono il "rischio estinzione". Qualcosa, però, vorrà pur dire il fatto che nel 2001 sia stata presentata in Parlamento una proposta di legge dal titolo "Misure per il sostegno delle attività economiche, agricole, commerciali e artigianali e misure per la valorizzazione del patrimonio naturale e storico-culturale dei comuni con popolazione inferiore ai 5000 abitanti".

La proposta, si legge, mira a salvaguardare quell’Italia "a rischio progressivo di estinzione". Le misure indicate nel progetto puntano a migliorare strutture e servizi e, in generale, le condizioni di vita soprattutto in quei piccoli centri dove le difficoltà e l’isolamento spingono la popolazione ad andare via. L’iniziativa "Piccola Grande Italia" (alla quale hanno aderito, tra gli altri, il Corriere della Sera e Legambiente) si ispira a esperienze simili già attuate in altre zone d’Europa.


Gli italiani preferirebbero abbandonare la metropoli per andare ad abitare in zone più tranquille, dove, nonostante le difficoltà, la qualità della vita resta comunque elevata e si sta meglio con se stessi e con la propria natura di esseri umani. A patto, però, di trovarvi il minimo indispensabile: negozi, un ufficio postale, una banca, una farmacia.

Esistono, in Italia, comuni nei quali non rimangono che poche decine di abitanti, a volte solo un paio di famiglie. E’ il caso di Morterone, in provincia di Lecco, che risulta essere il comune più piccolo d’Italia, con solo 33 residenti.

Secondo gli esperti, lo spopolamento di vaste aree - soprattutto pedemontante, montane e insulari - hanno nel secondo dopoguerra assunto caratteri strutturali delineando un’Italia che possiamo definire del ‘disagio insediativo’ che interessa tutto l’arco alpino, soprattutto ligure, piemontese, lombardo e friulano, si concentra lungo la dorsale appenninica ligure, tosco-emiliana e centro meridionale, nelle parti montuose della Sicilia e della Sardegna; attecchisce nel robusto ‘piede d’appoggio’ meridionale, risale gli Appennini dalla Calabria all’Abruzzo, interessando pesantemente la Basilicata, dove 97 comuni sono a rischio progressivo di estinzione, e si apre, affievolendosi, verso nord, secondo una biforcazione che tocca aree interne delle Marche e della Toscana Meridionale.

Il fenomeno, dunque, è di ampia portata. Se è difficile fare una mappa esaustiva dei centri abbandonati (siano essi comuni o frazioni), appare evidente che il problema interessa insomma quasi tutte le regioni italiane.


Consiglio di leggere il rapporto "Investire nel BelPaese" (SCARICA PDF), presentato da Legambiente e Confcommercio nell’ottobre 2001. L’analisi si focalizza sui comuni con meno di 2000 abitanti, vale a dire quelli sull’orlo o in via d’estinzione. Essi rappresentano il 45% del totale. Il rapporto evidenzia in primo luogo le differenze tra situazioni e contesti: "si passa dall’Italia delle produzioni tipiche, di forte attrattività turistica e generosi standard di vita - dove la dimensione contenuta della collettività è un ulteriore plus qualitativo - ai municipi con cittadini anziani e/o depauperati, afflitti da servizi insufficienti, non in grado di esprimere forme di manutenzione dell’ambiente, valorizzazione e competitività del territorio che vadano oltre la faticosa gestione del quotidiano". Insomma, realtà diverse anche tra comuni di medesima grandezza.

Secondo il rapporto, "la prima caratteristica rilevante che emerge dall'analisi della distribuzione territoriale dei comuni analizzati, riguarda il forte legame con le aree montane". Ma secondo gli analisti, non si può dire che il disagio abita in montagna. "La marginalità è influenzata più dal modello insediativo generale che da condizioni specifiche". In altre parole, piccoli comuni, anche di montagna, non soffrono alcun disagio se sono inseriti in un contesto di sviluppo e di vivace realtà economica e sociale.


Ma se si prendesse uno di questi paesi con scarsa popolazione o uno di quelli interamente abbandonati e lo si ristrutturasse sia edilmente, socialmente e funzionalmente si potrebbe costituire un'autonoma comunità fondata sull'uguaglianza e sulla condivisione dei beni? Perchè dobbiamo assolutamente farci gestire dallo Stato, che come sappiamo non sa neanche gestire i più piccoli problemi dell'Italia?
Mi sto interessando all'argomento e spero un giorno di poter avere in mano un progetto realizzabile, che conduca alla rigenerazione della nostra storia e delle nostre tradizioni, senza religioni, stati dittatoriali, leggi su leggi e confuzione moderna.

martedì 12 febbraio 2008

La Nostra Natura

Noi, esseri umani, mammiferi a tutti gli effetti non abbiamo altro che le stesse necessità delle altre specie nostre simili.
Sempre più ci stiamo chiudendo dentro la morsa di un mondo che non ci appartiene, una vita frenetica e stressante che non fa altro che far nascere in noi fobie, inquietudini e orrori che ci fanno perdere attrito con le cose belle della vita, ci fanno disinteressare alle persone che amiamo, ci distolgono dal vero senso della vita.

Abbiamo bisogno di libertà, di respirare a pieni polmoni, di avere sicurezze e certezze per poter vivere davvero. Se non si riesce ad assaporare il vero senso dell'esistenza, la soddisfazione di essere ciò che siamo, di fare ciò che facciamo e di amare ciò che amiamo non possiamo ritenerci completi, anzi possiamo anche avere la certezza che la vita deludente che facciamo, anche se ricca di soldi e materialismo, non è altro che una falsa positiva ed un ipocrita.

Questo sempre più accumulare e volere, questo potere e non dare, questa malattia umana che ci fa assomigliare ad un "virus", lentamente andrà a opprimerci a tal punto da farci divenire delle amebe insignificanti. Perderemo il senso della famiglia, perderemo la socialità già ora scarsa e finiremo per non procreare più per così estinguerci per sempre.

Questa società del mondo, infondo, tutti sanno che è solo un male per noi e lo sanno quando per l'angoscia non riescono neanche ad alzarsi dal letto, per l'insicurezza non riescono a proporsi, per la nausea continua perdono chili e chili perchè non riescono neanche a ingoiare del latte, per la paura di perdere il lavoro non riescono a trattenere un pianto isterico per poi chiedersi: "Cazzo sono un uomo forte perchè sto piangendo? Perchè mi succede questo?".

Si chiama Stress ed è la malattia più brutta del mondo moderno, una malattia che va curata solo con il ritorno a quelle abitudini e necessità che l'uomo ha di natura: la lettura, il silenzio, aria pura, amici sinceri, l'amore, la famiglia e la vita di comunità. Il lavoro, la macchina, la carriera, tutte le cose con un alto valore monetario non sono necessarie per un essere umano, non sono quelle cose che fanno in un uomo la felicità, anzi sono il suo percorso verso la miseria mentale.

Bisogna ritrovarsi, ritrovare la bontà che è in noi, condividere con gli altri le cose belle ed essere ricambiati, bisogna avere rispetto ed essere rispettati non per quello che si fa o che si è fatto, ma per quello che si è.


Spero un giorno di poter formare una Comunità indipendente, dove tutto è di tutti e dove tutti si rispettino, vivendo in pace e amore per sempre.

giovedì 7 febbraio 2008

VIOLENZA STRANIERA

Rissa a Locarno. Tragico epilogo. Damiano Tamagni ci ha lasciati

Damiano Tamagni, il ragazzo ventiduenne selvaggiamente picchiato a Locarno non ce l'ha fatta. Giunto ormai clinicamente morto all’ospedale "La Carità" ha respirato con l’ausilio degli apparecchi fino a pochi giorni fa quando i medici hanno deciso di staccarlo dalla macchina. L’aggressione scoppiata per futili motivi venerdì notte in via Borghetto a Locarno ha purtroppo consegnato alla storia un’episodio fra i più tragici mai avvenuti in Ticino. La violenza dei colpi subiti, anche quando ormai Damiano era già a terra, aveva obbligato i soccoritori a rianimarlo già sul posto.

Gli autori della rissa, tre giovani fra i 19 e i 24 anni, due croati e un bisniaco, residenti da lungo tempo nel nostro paese, fra i quali uno naturalizzato, avevano poi proseguito la serata ad altri carnevali, quando sono stati fermati dalla polizia. Su di loro ora pende l’accusa di omicidio.

Dai controlli effettuati, alle origini della rissa vi é da escludere problemi di alcool, praticamente assente nei tre aggressori.

Alla famiglia giungano le più sincere condoglianze in questo dolorosissimo momento.